DISCORSO PRONunCIATO DA federica ricci IL 25 aprile 2016
in piazza Matteotti a Massa Lombarda
"Senza rossetto nella cabina elettorale", Corriere della Sera, 2 giugno 1946. Così titolava il giornale in occasione del referendum che avrebbe sancito se l’Italia, uscita dalla guerra, sarebbe diventata repubblica o monarchia. Un voto importante, pieno di significato, perché non solo si tornava a votare dopo gli anni del fascismo, ma perché per la prima volta in Italia votavano anche le donne. Il primo vero suffragio universale italiano, senza distinzione di sesso o ceto sociale. Tutte le donne e gli uomini maggiorenni vennero chiamati alle urne per decidere la forma di governo che li avrebbe guidati. Nonostante possa sembrare sessista alle nostre orecchie, il titolo voleva precisare l’importanza che ogni voto fosse valido, infatti l’invito rivolto alle donne di non mettere il rossetto era dovuto al fatto che all’epoca le schede andavano incollate e si voleva fare in modo che non venisse lasciato alcun segno di riconoscimento sulle stesse, rendendo così valido ogni singolo voto.
Federica Ricci
Con 12 milioni e 700 mila voti l’Italia scelse la Repubblica. Si riversò alle urne l’89% degli aventi diritto al voto. Un dato notevole. Un dato che oggi ci sembra davvero irraggiungibile. Dopo settant’anni ci siamo forse dimenticati delle battaglie e delle sofferenze di coloro che lottarono per avere il diritto di sceglierci la nostra rappresentanza? Il referendum del 2 giugno, e la contemporanea elezione dell’Assemblea costituente, fu la prima chiamata al voto dopo le elezioni del 1924. In 22 anni gli italiani subirono, chi più chi meno passivamente, le politiche fasciste, senza diritto di replica. Oggi noi siamo chiamati alle urne quasi ogni anno. Eppure sembra che questo diritto ci paia dovuto, anzi quasi una scocciatura. Deleghiamo ai pochi che si recano ai seggi il diritto/dovere di scegliere per noi, che si parli di politiche, amministrative o referenda. Ci siamo stancati del voto o ci siamo solo dimenticati del perché e del come abbiamo ottenuto il diritto di esercitarlo? Prendersi quei pochi minuti per andare al seggio è quasi doveroso, anche solo nel rispetto di coloro che non ne ebbero la possibilità negli anni del regime, per quelli che persero la vita perché noi avessimo il diritto di farlo, per quelli che videro gli orrori che l’impossibilità di scegliere aveva portato. Oggi è il 25 aprile, una data importante, una data che ha sancito la fine dell’oppressione. Anni segnati dalla paura ma anche dalla solidarietà nei confronti di chi si batteva per cambiare le cose, nei confronti di chi non aveva più una casa, nei confronti di chi veniva perseguitato perché in un qualche modo diverso (per colore, religione o altro). Quella stessa paura che oggi, con gli attentati che si ripetono costantemente, rischia di farci perdere quei valori che sono stati alla base della guerra di resistenza e che ci sono stati trasmessi: democrazia e solidarietà. Come ha detto il Presidente della Repubblica Mattarella: "La tentazione di alzare muri, erigere barriere di filo spinato, di rifugiarsi in un illusorio isolamento ... oltre che moralmente inaccettabile, è del tutto inefficace”.
Buon 25 aprile a tutti
Associazione Nazionale Partigiani d'Italia Sezione "Giuseppe Baffè" di Massa Lombarda e Sant'Agata sul Santerno